Oggi viviamo immersi in un mondo pieno di stimoli. Negli ultimi decenni, la comunicazione ha subito una vera e propria rivoluzione, dall'ormai obsoleto ma ancora molto usato, canale televisivo e radiofonico, abbiamo raggiunto livelli oltre i quali è difficile immaginare un’ulteriore evoluzione.
Grazie alle nuove tecnologie, siamo interconnessi ormai singolarmente, possiamo conoscere la nostra posizione sul pianeta, essere contattati con messaggi scritti, audio e video e possiamo interagire rapidamente con chiunque.
E' come se vivessimo in mondi paralleli, quello reale fatto di contatti umani di parole e di emozioni, e quello virtuale dove oltre che perdere il contatto umano, si perde a volte l’umanità.
Ma non è questo il tema che voglio affrontare, la doverosa premessa mi serviva solo per evidenziare qualcosa che, chi come me è spesso a contatto con giovani ed adolescenti, ha sicuramente notato e cioè il distacco dai giovani dalla realtà. Parcheggiati in un limbo virtuale, i nostri ragazzi hanno sempre più difficoltà a comprendere il loro futuro ed il loro inserimento nella vita reale e nella società.
Uno scollamento dalla realtà che si accentua ogni giorno di più e che crea problemi già nelle prime scelte importanti nella vita di ogni ragazzo.
In queste fasi tutti noi, adulti, insegnanti o genitori, dovremmo intervenire con saggezza, ma spesso, pensando di fare la cosa giusta, facciamo l’esatto l’opposto, adeguandoci a stereotipi o mode che non dovrebbero mai influire su scelte così importanti.
In questi mesi, molti ragazzi delle medie si trovano di fronte a quello che per molti di loro è un immenso dilemma e cioè, quale scuola scegliere?
Alla loro età sinceramente non avevo alcun dubbio, con fermezza e soprattutto autonomamente, mi recai alla segreteria della scuola scelta, presi il bollettino postale per pagare l’iscrizione, ed in mezza giornata feci una scelta consapevole che non ho mai rimpianto. Ma come dicevo sopra vivevamo un’epoca diversa con molti meno stimoli, e con molto più tempo per appassionarsi a qualcosa.
La mia passione al tempo era la tecnologia, mi incuriosiva capire come faceva una radio ad emettere un suono, come faceva una lampadina ad illuminarsi, e complici anche i giochi, al tempo praticamente “auto-costruiti”, avevo anche sviluppato una certa manualità.
Manualità, una caratteristica questa che oggi fa fatica ad emergere in un ragazzo che nasce già con uno smartphone in mano, e che sviluppa solo la manualità nel suo utilizzo.
Manualità è anche una parola che spesso un genitore non associa alla conoscenza teorica, e per questo lo porta a considerare una scuola tecnica o professionale lontana dal futuro ovattato e “di qualità”, che vorrebbe per il proprio figlio.
Siamo sinceri, chi non vorrebbe il proprio figlio laureato a pieni voti e successivamente assunto da una bella ditta con un ruolo magari dirigenziale?
Chi non lo vorrebbe veder diventare un affermato professionista?
E’ normale sperare il massimo per ognuno dei nostri figli, ma siamo sicuri che quello che noi vogliamo rappresenti il massimo per loro?
E siamo sicuri che le scuole tecniche e professionali forniscano solo una preparazione pratica?
Io credo di no, credo che nella società ci sia spazio per ogni tipo di professione, e credo che ogni professione da quella più manuale a quella più teorica richieda conoscenze tecniche specifiche approfondite.
Chi pensa che un tecnico operante nel settore dell’elettrotecnica, o nel settore meccanico non debba conoscere le leggi della fisica, o della matematica, sbaglia alla grande. Nello studio e nella conoscenza di un circuito elettrico, è indispensabile la trigonometria, il calcolo dei numeri complessi ed altro ancora, per la meccanica servono le leggi della statica, della cinematica, della fluidica, e potrei continuare con altri settori come le telecomunicazioni e l’elettronica, dove logaritmi, decibel, e studio di funzioni sono all'ordine del giorno.
Insomma ogni disciplina tecnica associabile a qualcosa di manuale, richiede conoscenze scientifiche approfondite, e una scuola che deve formare un tecnico che dovrà poter operare già dopo il diploma in questi settori, dovrà per forza di cose fornire queste conoscenze.
Nella scuola dove lavoro (per chi non l’avesse capito è un Istituto tecnico) mi occupo anche di orientamento, e cerco di spiegare agli allievi delle medie ed ai loro genitori, quali sono le caratteristiche dell'offerta formativa.
Il mio operato non è quello di convincere o influenzare, ma di spiegare quali sono gli argomenti e le materie che i ragazzi devono affrontare nel loro percorso.
Spesso negli incontri con i genitori o gli allievi, faccio vedere questa immagine, e pongo loro la seguente domanda, e cioè, di quale materia è questo compito in classe?
Dopo un po' di esitazione, dovuta alla consapevolezza di un tranello nascosto nella domanda, quasi tutti, rispondono con “matematica” o al limite “geometria”.
Ovviamente chi è del settore sa benissimo di quale materia io stia parlando, ma per la gran parte delle persone, è normale rispondere in questo modo, ed in questi casi la vera soluzione al quesito, lascia un po’ tutti sorpresi.
Questo è infatti un compito che normalmente viene dato alle classi terze dei percorsi di elettronica, elettrotecnica, telecomunicazioni ed anche informatica. In queste discipline viene studiata nel terzo anno l’elettrotecnica di base, dove gli argomenti principali sono relativi ai circuiti in corrente continua ed alternata, e per questi ultimi i calcoli vengono effettuati utilizzando i “numeri complessi” e la "trigonometria".
Rimanendo nel settore elettronico, nel quarto e quinto anno, vengono utilizzati, nelle materie di indirizzo, argomenti matematici anche più complessi.
Derivate, integrali, trasformata di Laplace, sviluppo in serie di Fourier, sono conoscenze indispensabili per un progettista o per un perito che opera nel settore elettronico o delle telecomunicazioni, e gli allievi si trovano continuamente ad utilizzare ed ad applicare la matematica che normalmente viene studiata nei primi anni del percorso di ingegneria.
Non voglio con questo dire che le altre Scuole non fanno matematica, ma un conto è studiare la matematica solo dal punto di vista teorico, ed un altro è studiarla e poi applicarla nello sviluppo di un progetto o nella risoluzione di un circuito.
In una Scuola ad indirizzo commerciale, vale lo stesso discorso, anche se la matematica approfondita non è di tipo ingegneristico, ma finanziario o statistico, e così via per tutte le tipologie di Scuole a carattere tecnico, cioè quelle Scuole dotate di discipline di indirizzo che caratterizzano il percorso scelto.
Cosa ben diversa è invece lo studio prettamente teorico come quello che viene fatto in un qualsiasi Liceo, dove magari le discipline scientifiche non vengono approfondite con le stesse modalità, ma vengono studiate ed approfondite nella sola lezione teorica frontale. Non che sia meglio o peggio, ma semplicemente diverso e dipendente dal tipo di percorso didattico e di preparazione che quel tipo di diploma richiede.
Con questo ragionamento non voglio certo affermare che una scuola tecnica sia migliore di un Liceo, sono percorsi diversi ed entrambi validi, ma voglio sfatare l’errata e pericolosa convinzione che in un Istituto tecnico, non servono le materie scientifiche quali la matematica la fisica o la chimica, perché avviene esattamente il contrario, e cioè che queste materie sono determinanti e propedeutiche per tutte le discipline d’indirizzo.
Proprio perché mi occupo di orientamento, non ho mai avuto l’interesse di forzare le scelte dei ragazzi, o di convincerli a cambiare una loro scelta, anzi tutt'altro. Testimoni ormai migliaia di ragazzi, ho sempre esordito nei vari incontri con queste frasi; “se avete già scelto una Scuola vuol dire che avete già una convinzione o una passione, perciò non statemi a sentire”…….”tutte le Scuole sono valide, ma sono diverse nei loro percorsi ed è importante che capiate quali argomenti dovrete studiare”……...”seguite la vostra passione, la scelta della Scuola potrà vincolare anche il vostro futuro lavoro e nella vita bisogna essere contenti ed appassionati di ciò che si fa”, tutte frasi dettate da una mia assoluta convinzione che le scuole sono realmente tutte valide, e che occorre comprendere quale sia la propria passione.
La convinzione che in una Scuola tecnica o professionale non si debba studiare, crea gravi danni agli stessi allievi.
In questo modo si rischia di creare una sorta di classificazione o suddivisione tra Scuole valide e meno valide. Queste ultime erroneamente associate a quelle professionali ed anche tecniche, dove vengono dirottati gli allievi con maggiori difficoltà nello studio, impedendo di conseguenza a chi ha passione per le materie scientifiche come la matematica, la fisica o la chimica, di perseguire quello che potrebbe essere per loro un percorso più che valido.
Non sta scritto da nessuna parte che un ragazzo che ha la media del 9 o del 10 alla Scuola media non possa prendere un Istituto alberghiero o un Istituto tecnico, se la passione della sua vita può essere concretizzata con questo percorso di studi.
A volte purtroppo, il consiglio che viene dato agli allievi è proprio questo ed oltre che creare danni ad i ragazzi non facendogli effettuare una scelta autonoma e consapevole, si crea un danno alle stesse scuole e di conseguenza al tessuto sociale, economico ed industriale di un territorio.
Un’altra caratteristica di una scuola tecnica, è la presenza dei laboratori, ma attenzione a non considerare questa parola solo come uno spazio fisico, perché tutti hanno uno o più laboratori.
In una scuola tecnica, il laboratorio è parte integrante della disciplina tecnico-scientifica, e quando dico parte integrante, intendo che esiste un voto pratico, un insegnante aggiuntivo di laboratorio, ed un assistente tecnico, oltre ovviamente all'insegnante teorico della disciplina, e che le attività sono svolte in sinergia con la teoria e con le altre discipline.
In un laboratorio, un allievo, approfondisce ed applica i concetti teorici per risolvere dei problemi concreti, è questo il punto di forza e non il solo aspetto manuale. In un laboratorio inoltre l'allievo si mette in gioco in prima persona, verificando un teorema, risolvendo un problema o realizzando un progetto, toccando cioè con mano il problema e la soluzione.
Un bravo progettista elettronico, un programmatore, o un progettista meccanico, deve poter applicare le proprie conoscenze mettendosi in gioco durante la normale attività didattica, sviluppando così competenze aggiuntive che non si potrebbero sviluppare con la sola lezione frontale.
Per avere un’idea delle discipline di un Istituto vediamo il quadro orario di uno dei percorsi come ad esempio Elettronica.
Nel riquadro superiore troviamo le materie trasversali comuni a tutti gli indirizzi, e nel riquadro inferiore troviamo le materie specifiche dell'indirizzo, relative agli ultimi 3 anni del percorso. In giallo le ore di laboratorio e cioè quelle ore effettuate insieme all'insegnante tecnico-pratico, che prevedono dei voti per le attività di laboratorio.
Si può notare che in ogni disciplina di indirizzo, le ore di laboratorio sono almeno la metà di quelle teoriche, ma soprattutto si può notare che queste discipline (quelle che caratterizzano il percorso didattico) occupano la metà delle ore complessive. Ed è proprio in queste discipline che materie come, matematica, fisica o anche chimica, vengono applicate ed approfondite ulteriormente.
Nelle altre articolazioni vale lo stesso discorso, di seguito le materie specifiche degli altri percorsi di studio.
Insomma un panorama di discipline specifico e caratterizzante, che rende la preparazione scolastica valida nel relativo settore. Ed è per questo motivo che una scuola tecnica va scelta solo dopo aver visto se le materie e gli argomenti in esse trattati, sono di nostro interesse.
Un altro errore da non fare nella scelta della Scuola, è quello di pensare che le discipline umanistiche e linguistiche, non siano importanti per certi percorsi. La Scuola non forma solo dei futuri lavoratori, ma in primo luogo forma delle persone, che devono essere in grado di inserirsi nella società mettendo in campo le conoscenze acquisite e le abilità sviluppate. Una qualsiasi preparazione scolastica non può prescindere dalla conoscenza della lingua inglese, oggi importantissima, e nemmeno da una solida base umanistica. Italiano, Storia o Inglese non sono materie marginali in un indirizzo tecnologico e dobbiamo tenere a mente che una buona preparazione tecnica si basa su 3 pilastri fondamentali, rappresentati dalla formazione umanistica, linguistica e scientifica. Ovviamente non servirà ad un tecnico studiare letteratura inglese, ma dovrà avere comunque un livello B2 per proseguire gli studi universitari o entrare da subito nel mondo del lavoro.
Non voglio con questo dire che il futuro dei nostri ragazzi debba essere solo nel settore tecnologico, e non voglio assolutamente sminuire un percorso di un un Liceo, anzi, dopo aver evidenziato le specificità di un percorso tecnico, a me più vicino, vorrei provare ad evidenziare quelle di una formazione più teorica come quella di un Liceo.
In un Liceo la prevalenza dell’aspetto umanistico, o linguistico, è sicuramente importante, non che in una scuola tecnica non si faccia Italiano o Inglese, ma ovviamente non si studia il Latino o la Filosofia, discipline queste che in un percorso prettamente teorico hanno la loro importanza e risultano esse stesse propedeutiche per le restanti discipline. Un qualsiasi Liceo offre una validissima preparazione, ma bisogna capire se un ragazzo/a sia pronto per questo tipo di studio e di approccio alle materie.
A differenza di una Scuola tecnica dove gli argomenti vengono approfonditi in classe ed in laboratorio, in un Liceo lo studio individuale a casa riveste una particolare importanza, e la capacità di poter studiare una disciplina umanistica al pari di quella scientifica, è importante. Non a caso anche le ore curricolari sono sempre state minori (attualmente nel primo anno di un Liceo si fanno 27 ore contro le 33 di un Istituto tecnico) e le discipline rimangono pressoché costanti nell'intero percorso di studi.
Il quadro orario sopra indicato è quello relativo al classico percorso di studi di un Liceo scientifico, ma nel caso di un Liceo classico, con le ovvie differenze legate alla presenza di materie diverse, il discorso è analogo. Anche volendo trattare le varie curvature o indirizzi presenti oggi anche nei Licei, il discorso nella sostanza non cambia, in quanto le materie rimangono sempre costanti negli anni con qualche lieve differenza ed il tipo di studio è prettamente teorico.
La formazione scientifica e culturale di un diplomato in un Liceo è completamente diversa da quella di un diplomato di un Istituto, anche qui non migliore o peggiore, ma diversa.
Mentre per il diplomato di un Istituto tecnico, rimane naturale proseguire gli studi in un percorso di tipo ingegneristico, per un Liceale rimane semplice poter proseguire in una qualsiasi direzione.
Perciò si può affermare che fare un Liceo significa rimandare la scelta ad un’età in cui magari si è più maturi e consapevoli per comprendere meglio cosa si vuol fare nella vita.
Ma è anche vero che se la scelta post-diploma dovesse interessare un percorso tecnico-scientifico o ingegneristico, la preparazione offerta da una Scuola tecnica è in questo caso più adeguata e più completa.
Non voglio sminuire la laurea di nessuno, ma ho visto nella mia personale esperienza lavorativa, laureati in elettronica non saper utilizzare uno strumento di misura, o laureati di meccanica disegnare al CAD pezzi meccanici senza sapere in che maniera essi verranno poi realizzati, e questo per il semplice motivo di non aver messo mai piede in un laboratorio, o utilizzato uno strumento, durante la Scuola superiore ed a volte anche in qualche corso di Laurea.
In estrema sintesi possiamo affermare che una formazione tecnica prepara ed inquadra un ragazzo nel percorso scelto dandogli conoscenze e competenze anche approfondite, “viziando”, o meglio abituando l’allievo ad un approccio allo studio basato sulla risoluzione di un problema concreto, mentre invece un percorso di carattere Liceale prepara ed allena la mente ad uno studio più teorico e più vicino alle materie umanistiche e linguistiche, indispensabile a chi decide di intraprendere futuri percorsi in questi settori o a chi non è ancora in grado di effettuare una scelta precisa legata al mondo tecnologico, scientifico, commerciale o artistico.
Non è facile comunque far passare questo messaggio, come non è facile pretendere che gli allievi visitino tutte le Scuole senza preconcetti e pregiudizi, ma dobbiamo comprendere che alla base di una scelta sbagliata ci può essere poi un insuccesso che può portare in estremi casi anche alla dispersione scolastica. Inoltre dobbiamo toglierci dalla mente quello che piace a noi genitori, perché la vita in gioco non è la nostra e magari un ragazzo potrebbe trarre maggiore vantaggio da un percorso diverso da quello che vorremmo per lui.
In conclusione quello che i ragazzi aiutati dalle famiglie e dalle scuole medie dovrebbero fare, è cercare di capire quali sono le proprie attitudini, quali sono le materie e gli argomenti che piacciono e suscitano interesse, cercando di perseguire una passione nello studio e nel successivo percorso lavorativo, e quello che noi tutti, genitori ed insegnanti non dovremmo fare, è fornire indicazioni fuorvianti o forzare le loro scelte contro le loro passioni o volontà personali.
Auguro a tutti un sincero in bocca al lupo per la scelta che effettueranno.
Grazie per l'attenzione.