5G – Sviluppo o Inquinamento?

Quando si affronta un argomento legato alle nuove tecnologie, non c’è niente di più sbagliato che cominciare con un titolo che associa la tecnologia a qualcosa di positivo o di negativo come ho appena fatto.

Ogni tecnologia va valutata per i pro ed i contro, e soprattutto conoscendo bene di cosa si sta parlando.

La lotta all’inquinamento elettromagnetico, ormai dura da anni. Con il proliferare delle antenne per cellulari, vedendole nascere sopra le nostre teste, ci siamo tutti più o meno preoccupati. Sono nati comitati contro questa o quella installazione e spesso anche la classe politica, non ha saputo fare altro che schierarsi pro o contro, come se si trattasse di una partita di calcio con le differenti tifoserie. Ma si sa, oggi ormai tutto è una partita, non si entra più nel merito della questione per capire, comprendere e conoscere, ma ci si limita a fidarsi di chiunque sappia assecondare le nostre paure o le nostre speranze. E così che nella speranza che ogni novità tecnologica rappresenti il progresso a prescindere, molti amministratori evitano di conoscere e si affidano e si fidano di chi propone la novità del momento, e parallelamente molti cittadini evitano di comprendere e si affidano e si fidano di chi grida al complotto, spesso ignorando che a volte il vero scopo di certi personaggi, è quello di avere numeri per poter sperare in chissà quali ritorni economici o politici.

Ho conosciuto personalmente le dinamiche che si celano dietro a vicende come queste. Il comitato di quartiere che nasce per un’antenna e che scompare quando il pericolo cessa, o il politico che promette mari e monti senza sapere quali sono le sue vere possibilità. Insomma potrei stare ore per descrivere i vari personaggi che ho avuto modo di conoscere affrontando in prima persona queste situazioni.

Di una cosa però sono personalmente contento, anzi direi fiero, e cioè di non essermi mai lasciato trascinare troppo dall’entusiasmo o dalla rabbia, ma di aver sempre cercato di capire e comprendere.

Dopo questa ormai lunga premessa, vorrei però entrare nel merito dell’argomento del titolo e cioè il 5G.

Come ho detto, occorre comprendere di cosa si stia parlando, ed esattamente il 5G non è altro che una tecnologia che sfrutta la trasmissione di dati tramite le onde radio, come avviene con le trasmissioni radiofoniche, il digitale terrestre, il digitale satellitare o il modem wifi di casa nostra.

Prima di entrare nel dettaglio di questa tecnologia però dobbiamo comprendere cosa sono le onde radio, o meglio cos’è un Campo ElettroMagnetico.

Come ho già detto è importante conoscere e capire ma per fare questo occorre un po’ di pazienza e di volontà. Di seguito cercherò di esprimere i concetti in maniera molto semplificata, ma ovviamente alla base di tutto c’è la voglia di leggere fino in fondo, spero di riuscire ad incuriosire il lettore in modo che ciò possa avvenire.

CEM – Campi ElettroMagnetici

Supponiamo di fissare una corda in una parete e di muovere con la mano l’altra estremità, quello che vediamo, è il formarsi di un’onda che si propaga dalla mano fino ad arrivare al muro.

La stessa cosa accade se lanciamo un sasso in uno stagno. Si creano in questo caso dei cerchi concentrici che si spostano verso la riva con un andamento simile a quello della corda.

Questo andamento viene definito SINUSOIDALE, in quanto rappresenta l’andamento di una nota funzione matematica e cioè il seno. La caratteristica principale di questo andamento, è che si ripete nel tempo con la stessa forma e pertanto appartiene alla famiglia dei segnali PERIODICI.

Anche il suono si propaga con un andamento di un segnale periodico, che ha forme diverse da quello della sinusoide, in base al timbro di suono, ma comunque potremmo studiare il suono, considerando una frequenza, ed una velocità di propagazione.

La corda oscillante, l’onda dello stagno o l’onda sonora, sono però accomunate da un’altro aspetto, e cioè il fatto che esse si propagano per la presenza di un mezzo di trasporto fisico, nei casi citati, la corda, l’acqua e l’aria.

In assenza di aria ad esempio sarebbe impossibile emettere o ascoltare un suono, perché non ci sarebbe il movimento dell’aria che arriverebbe al nostro orecchio per sollecitare la membrana interna.

Ci sono però onde che possono propagarsi anche in assenza di un mezzo di trasporto fisico come l’aria, e che si propagano anche nel vuoto, e sono le ONDE ELETTROMAGNETICHE.

Per comprendere come avviene la propagazione di un onda elettromagnetica, bisogna conoscere il concetto di carica elettrica, di campo elettrico e di capo magnetico.

La carica elettrica che tutti noi conosciamo, è l’ELETTRONE e cioè quella infinitesima particella che si muove intorno al nucleo di ogni atomo della materia e che risulta dotata di una carica negativa.

L’elettrone è anche la carica elettrica che si muove in ogni circuito elettronico. Quando accendiamo una lampada, o quando accendiamo un telefonino, abbiamo un continuo movimento di elettroni, lungo i vari collegamenti e contatti, questo movimento di elettroni viene definito CORRENTE ELETTRICA.

Anche la corrente elettrica può avere un andamento sinusoidale come ad esempio la CORRENTE ALTERNATA, che circola nell’impianto delle nostre case, il suo valore infatti varia continuamente seguendo questo andamento, per essere precisi ci sono 50 onde al secondo (frequenza di 50 Hertz).

Invece la corrente che esce della batteria del nostro telecomando della TV, ha un valore sempre costante e perciò viene definita CORRENTE CONTINUA. In questo caso non essendoci alcuna variazione non c’è nessuna onda, nessuna lunghezza d’onda e nessuna frequenza.

In natura le cariche elettriche possono essere positive o negative, nell’atomo ad esempio oltre all’elettrone carico negativamente e perennemente in movimento, c’è il protone carico positivamente e fermo nel nucleo dell’atomo. Gli elettroni ed i protoni si equivalgono in quanto l’atomo è normalmente neutro, e per creare una carica negativa o positiva occorre togliere o aggiungere elettroni ad un atomo.

Una carica elettrica come positiva o negativa, crea intorno a se un CAMPO ELETTRICO cioè una zona dello spazio dove la carica fa sentire il suo effetto. Ovviamente il campo elettrico è invisibile, ma esiste e se un’altra carica si avvicina essa può essere attratta (se di segno opposto) o respinta (se di segno uguale).

E’ lo stesso fenomeno che osserviamo con le calamite, che hanno una carica magnetica che può essere di due tipi NORD e SUD. Anche in questo caso intorno ad una calamita c’è un CAMPO MAGNETICO che non vediamo ma che esiste.

Molti gli scienziati che nel corso degli anni hanno studiato questi fenomeni; Lenz, Gauss, Ampere, Faraday, Lorenz e Maxwell per citarne alcuni. E proprio grazie ai loro studi oggi sappiamo che un campo elettrico variabile (ad esempio quello generato da un elettrone in movimento lungo un conduttore elettrico) genera un campo magnetico variabile. E sempre grazie ai loro studi sappiamo che un campo magnetico variabile, crea un campo elettrico variabile. Certo è triste sintetizzare con una frase così povera decenni di studi, ma per comprendere facilmente cosa avviene non possiamo addentrarci troppo in formule matematiche e teorie fisiche.

Sempre per semplificare, schematizziamo un sistema di trasmissione di onde radio, con un’antenna trasmittente ed un’antenna ricevente.

Cosa avviene nelle due antenne? E come fa il segnale a spostarsi da un’antenna all’altra?

L’antenna trasmittente, non è altro che un conduttore, percorso da elettroni che muovendosi lungo il conduttore creano un campo elettrico variabile.

Ma come abbiamo detto prima un campo elettrico variabile genera un campo magnetico variabile, e viceversa un campo magnetico variabile, crea un campo elettrico variabile.

Ciò significa che l’onda si propagherà nello spazio grazie al concatenamento dei due campi elettrico e magnetico, che si trovano su due piani differenti ortogonali tra di loro (anche qui occorrerebbe entrare nel dettaglio della spiegazione fisica).

Quando l’onda elettromagnetica colpirà l’antenna ricevente, il campo elettrico causerà uno spostamento di cariche lungo l’antenna, che segue l’andamento delle cariche nell’antenna trasmittente, e così il segnale trasmesso verrà ricreato dal ricevitore.

Le onde elettromagnetiche si creano perciò ogni volta che c’è uno spostamento di cariche che creano un campo elettrico variabile.

Ciò significa che vicino ad un conduttore percorso da corrente, e vicino ad OGNI APPARECCHIATURA ELETTRICA ci saranno sempre delle onde elettromagnetiche e non solo in prossimità di un’antenna.

Anche il filo che alimenta la lampadina della nostra cucina, crea un onda elettromagnetica intorno a se.

Ovviamente le antenne essendo progettate per trasmettere il segnale, hanno in genere una maggiore potenza, calcolata in base alla distanza che devono raggiungere.

La potenza di un segnale possiamo considerarla legata all’ampiezza dell’onda.

Un’altra differenza la troviamo nella frequenza, mentre nella lampadina della nostra cucina, scorre una corrente alternata che varia 50 volte al secondo (50 Hertz) le antenne lavorano a frequenze sicuramente molto più alte. Pensiamo alle frequenze radio che sono intorno ai 100MegaHertz (100 milioni di oscillazioni al secondo) alle frequenze del GSM e cioè 2,4GigaHertz (2,4 miliardi di oscillazioni al secondo) o alle frequenze del segnale ricevuto dalla nostra parabola 12 Giga Hertz (12 miliardi di oscillazioni al secondo).

Lo spettro delle frequenze delle onde elettromagnetiche classifica le varie tipologie di onde in base alla loro frequenza, e guardandolo con attenzione, troviamo che nello spettro delle onde elettromagnetiche c’è anche la LUCE.

La luce infatti è un’onda elettromagnetica con frequenze superiori a quelle di ogni apparato trasmissivo, cioè quelle indicate nello spettro con la dicitura “radioonde e microonde”.

Le onde elettromagnetiche hanno tutte la stessa velocità di propagazione, che nel vuoto vale ; 299792458 metri al secondo e cioè circa 300mila km/s, ed essendo la velocità costante (nel vuoto) esiste un legame tra frequenza e lunghezza d’onda e cioè che all’aumentare della frequenza la lunghezza d’onda diminuisce.

Ricordando l’esempio iniziale, se noi oscillassimo la corda velocemente (frequenza alta) avendo la stessa velocità di propagazione, la lunghezza d’onda sarebbe minore.

Ma la differenza più importante che abbiamo tra le tipologie di onde elettromagnetiche è quella tra onde ionizzanti e onde non ionizzanti.

Le onde elettromagnetiche, si propagano per l’effetto descritto precedentemente, secondo la fisica quantistica però le onde vengono trasportate da “fotoni”, questi non hanno massa ma vengono considerati come delle particelle in grado di trasportare energia, come se fossero dei mattoni che viaggiano nel vuoto, di fatto non possiedono alcuna massa ma trasportano solo energia, è un concetto molto difficile da immaginare, e credo che ci sia ancora molto da scoprire. Comunque una cosa è certa, da una certa frequenza in poi, i fotoni hanno un’energia che è in grado di rompere i legami tra le molecole, le onde in questo caso vengono definite IONIZZANTI, ed il loro effetto per l’organismo è noto e sicuramente dannoso. A questa categoria appartengono i raggi gamma, i raggi X ed una parte della luce ultravioletta.

Pertanto da quanto detto finora, dobbiamo ricordarci che:

  • ogni dispositivo percorso da corrente elettrica crea onde elettromagnetiche,

  • solo da determinate frequenze in poi, le onde sono ionizzanti.

Proseguendo nella nostra analisi, andiamo ora a vedere dove si colloca il 5G. Per fare questo però ricordiamo l’evoluzione della telefonia, partendo dal vecchio TACS, acronimo di Total Access Communication System.

I primi telefonini in Italia utilizzavano questo standard ed operavano a frequenze di 900 MHz (mega Hertz, milioni di hertz).

Successivamente siamo passati al GSM che invece opera alla frequenza di 2,4 GHz (giga Hertz, miliardi di Hertz).

Come detto prima, insieme a questi dispositivi nell’etere vengono immesse altre radiazioni elettromagnetiche, come quelle delle radio, delle TV e dei satelliti (questi ultimi con potenze molto basse).

In particolare le radio, dovendo coprire chilometri quadrati di superficie con poche stazioni, utilizzano potenze trasmissive più alte di quelle di un’antenna per GSM che invece deve coprire solo lo spazio di una cella.

La struttura dell’ormai noto sistema GSM, può essere rappresentata nel seguente modo:

Il territorio viene diviso infatti in tante celle, ed in ogni cella vengono dislocate le SRB (Stazioni Radio Base).

Per la radio e per la TV invece la situazione è ben diversa, le stazioni trasmittenti sono sicuramente minori, e devono coprire una maggiore superficie.

Successivamente al GSM si è parlato per un periodo della tecnologia LTE (Long Term Evolution) cioè l 4G, che si differenzia dal GSM per le frequenze utilizzate che variano da 800 MHz a 2,6 GHz.

Nel frattempo però la necessità delle comunicazioni è cambiata, l’esigenza non è più solamente telefonare, ma anche di navigare e scaricare contenuti, o gestire dei dispositivi a distanza, come ad esempio il termostato della nostra abitazione.

Insieme alla tecnologia legata alla telefonia, si è sviluppata anche quella legata alle reti WIFI che operano oggi essenzialmente su due frequenze 2,4 e 5 Ghz, se avete un abbonamento in fibra con qualsiasi gestore, avrete sicuramente il loro modem-router wi-fi che opera su entrambi i valori di frequenza.

Un altro range di frequenze che va da 2 a 11 GHz, è quello legato al WiMax, anche questa una novità degli ultimi anni.

In ogni caso parliamo di frequenze inferiori a quelle della luce visibile e comunque non ionizzanti.

In questa giungla di frequenze nasce oggi il 5G, anche questa tecnologia prevede un range di frequenze, ma un range molto più ampio che va da frequenze simili a quelle del digitale terrestre 700MHz, fino a frequenze molto più alte e cioè 26GHz. Più esattamente nel 5G le frequenze utilizzate saranno; 700Mhz, 3,6GHz, 3,8GHz e 26GHz.

Anche con il 5G parliamo comunque di frequenze non ionizzanti e comunque già presenti nel nostro ambiente.

A differenza dei precedenti standard, nel 5G troviamo una frequenza molto alta che è 26GHz, molto vicina ad esempio alle frequenze utilizzate nei radar, dove però le potenze in gioco sono molto più alte.

Ma per quale motivo ci sono frequenze così differenti nel 5G?

Per rispondere a questa domanda dobbiamo sapere che in base alla frequenza abbiamo differenze sostanziali sulla distanza raggiungibile e sulla velocità di trasmissione dei dati.

Con una frequenza bassa possiamo raggiungere distanze maggiori, ma i dati che si possono trasportare sono minori. Infatti a frequenze più alte si riescono ad inviare un maggior numero di dati (bit).

Con una frequenza bassa inoltre si riesce meglio ad attraversare gli ostacoli. Insomma non c’è una frequenza migliore o una peggiore, ognuna ha delle caratteristiche, e la tecnologia 5G mette insieme diverse frequenze proprio per sfruttare tutte le caratteristiche positive.

La necessità di uno smartphone che deve navigare e consentire la visione di un film in rete, è ben diversa da quella di un termostato che deve essere gestito a distanza con la trasmissione di pochi dati.

Perciò con il 5G si cercheranno di utilizzare le frequenze più alte per consentire un’elevata velocità di navigazione con il telefonino, ma diminuendo la distanza raggiungibile, dovranno esserci più antenne che dovendo coprire una distanza inferiore, avranno probabilmente potenze più basse.

Sempre con il 5G si utilizzeranno invece le frequenze più basse ogni qualvolta ci sia la necessità di raggiungere grandi distanze senza la necessità di un traffico dati elevato, come ad esempio i dispositivi legati allo smart home, lampade intelligenti, termostati e tutti quei dispositivi che nasceranno con l’Internet Of Things (IoT).

I nuovi telefonini utilizzano una tecnica che si chiama Adaptive Beam Switching, che gli consente di utilizzare la frequenza migliore per navigare e trasmettere. Se lavorassero sempre alla frequenza massima, basterebbe un qualsiasi ostacolo per disturbare la trasmissione (ricordiamoci che le frequenze alte corrispondono a maggiori velocità ma anche ad una maggiore difficoltà di attraversare gli ostacoli) la tecnologia citata consente al telefono di abbassare la propria frequenza in modo da mantenere una buona connessione.

In conclusione di questa prima parte, dedicata alla descrizione tecnica delle onde elettromagnetiche e del 5G, non è stata fatta menzione del suo effetto sull’organismo umano, aspetto questo che cercheremo di affrontare di seguito, ma prima di procedere dobbiamo mettere dei punti fermi che sono i seguenti:

  • Siamo perennemente immersi in campi elettromagnetici di differenti frequenze, in quanto ogni dispositivo elettronico emette onde elettromagnetiche.

  • Le potenze in gioco dipendono dalla distanza che si vuole raggiungere, maggiore è la distanza che si vuole raggiungere e maggiore è la potenza, e viceversa.

  • Frequenze più alte sono adatte per un grande flusso di dati, ma vengono utilizzate per distanze più basse in quanto sono facilmente disturbate dagli ostacoli, ciò significa che utilizzando alte frequenze presumibilmente le potenze in gioco saranno basse in quanto non c’è la necessità di raggiungere grandi distanze.

  • La luce è un’onda elettromagnetica di frequenza superiore a qualsiasi segnale radio.

  • Il 5G e tutte le frequenze utilizzate per la trasmissione, non sono ionizzanti.

Effetti delle onde elettromagnetiche sul corpo umano.

Premesso che non sono un medico, cercherò di affrontare questo argomento con le (purtroppo poche) conoscenze che si hanno oggi.

Si sa tutto delle radazioni ionizzanti, ma purtroppo si sa ancora poco di quelle non ionizzanti. Certo il fatto che siamo da decenni immersi nelle onde elettromagnetiche dovrebbe tranquillizzarci, ma siamo sicuri che all’aumentare della frequenza non ci siano effetti dannosi per il corpo umano?

Le normative vigenti, impongono dei limiti perché gli effetti a potenze elevate sono noti. Ad esempio sappiamo che con una frequenza di 2,4GHz e con una potenza di qualche centinaio di Watt (ho dimenticato di dire che la potenza si misura in Watt) riusciamo a cuocere un pollo arrosto. Il forno a microonde infatti non è altro che una potente antenna che lavora alla frequenza di 2,45 GHz.

Perciò il riscaldamento delle cellule sottoposte ad un campo elettromagnetico è un effetto ormai noto e certo, ma è il solo effetto?

Le onde elettromagnetiche trasportano energia e quando colpiscono le cellule del nostro corpo questa energia viene trasferita, è un po’ come se diventassimo noi stessi delle antenne riceventi.

Per questo motivo per imporre dei limiti, si è deciso di utilizzare una grandezza definita S.A.R. acronimo di Specific Absorption Rate e cioè tasso di assorbimento specifico. Il SAR rappresenta l’energia assorbita dal corpo umano quando si utilizza un telefono cellulare, e nel manuale di ogni telefono cellulare questo valore dovrebbe essere indicato, la sua unità di misura è Watt/kg.

Per calcolare il SAR, si utilizzano una sorta di manichini, che simulano il corpo umano, e non è facile calcolare questo valore, in quanto le onde elettromagnetiche penetrano in maniera differente nel corpo umano in base a ciò che incontrano, muscoli, sangue, grasso, ossa.

Inoltre bisogna considerare anche il fatto che le parti maggiormente vascolarizzate vengono raffreddate proprio per effetto del flusso del sangue. Insomma anche qui per addentrarci nei dettagli occorrerebbero conoscenze molto approfondite che personalmente non possiedo.

Dai grafici risultanti dalle prove effettuate nei vari laboratori però una cosa è abbastanza certa, e cioè che mediamente il maggiore assorbimento si ha nel range di frequenze che vanno da 70 a 100 MHz.

Queste frequenze sono quelle utilizzate nelle trasmissioni radiofoniche, e se consideriamo che un antenna per radio deve coprire grandi distanze (potenze più elevate) dovremmo forse indirizzare le nostre preoccupazioni anche alle antenne radio.

Un altra certezza che abbiamo è la classificazione dello IARC sulle radiazioni elettromagnetiche.

Di recente (ormai da qualche anno) lo IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) ha classificato le onde elettromagnetiche come appartenenti alla classe 2B e cioè “agenti possibili cancerogeni per l’uomo”.

La classificazione dello IARC avviene in 5 gruppi:

  • Gruppo 1, se ci sono evidenze di cancerogenicità negli esseri umani.

  • Gruppo 2A, se ci sono limitate evidenze di cancerogenicità negli esseri umani e chiare evidenze negli animali da laboratorio.

  • Gruppo 2B, se ci sono limitate evidenze di cancerogenicità sia negli esseri umani che negli animali da laboratorio.

  • Gruppo 3, se le non ci sono evidenze sufficienti a classificare la sostanza come cancerogena.

  • Gruppo 4, se ci sono evidenze sufficienti a classificare la sostanza come non cancerogena.

Al seguente link il rapporto dello IARC https://publications.iarc.fr/126

Oltre alla classificazione delle radiofrequenze avvenuta nel 2012, lo IARC ha classificato nel 2002 anche le basse frequenze ELF (Extremely Low Frequency, quelle degli elettrodotti, e delle linee di distribuzione dell’energia elettrica) nel gruppo 2B.

Purtroppo nonostante conviviamo da decenni nelle onde elettromagnetiche, gli studi medici sono limitati ed a volte discordanti.

Questo perché è innegabile che dietro a queste nuove tecnologie ci sono grossi anzi direi enormi interessi, e purtroppo molti studi sono stati condotti proprio da enti finanziati dalle stesse multinazionali che operano nel settore delle comunicazioni, con evidenti conflitti di interessi.

Non essendoci ancora molte certezze, ed essendo queste nuove tecnologie utili, e soprattutto richieste da gran parte degli utenti, forse essere cauti ed attenti non sarebbe sbagliato.

Senza farci prendere dal panico, dovremmo tutti adottare dei piccoli accorgimenti per ridurre l’esposizione (soprattutto nei bambini) alle onde elettromagnetiche. Essendo noto l’effetto termico, sarebbe intelligente non tenere il telefono in tasca vicino alle delicate parti intime.

Essendo il telefono un’antenna trasmittente, sarebbe opportuno utilizzare quando possibile l’auricolare, e cosa ancor più importante utilizzarlo sempre quando il segnale è buono, perché in tal caso il nostro telefono non utilizzerà la massima potenza per raggiungere la stazione radio base.

Spesso ci preoccupiamo delle antenne ma non sappiamo quante sorgenti abbiamo dentro la nostra abitazione.

Faccio un esempio, a volte appoggiamo il portatile sulle gambe, ignorando il fatto che al suo interno ci sono circuiti che lavorano a frequenze molto elevate che irradiano onde elettromagnetiche. Le potenze in gioco sono molto basse e l’onda elettromagnetica non può raggiungere distanze superiori a 10-20 cm, ma se il notebook è sulle nostre gambe, siamo comunque esposti.

Anche l’antenna per il wifi nella nostra abitazione del router, andrebbe dislocata intelligentemente magari lontani dal letto o dai posti dove la permanenza è alta. Vicino al nostro router wifi (diciamo fino a circa 1 metro) potremmo avere lo stesso valore di campo elettromagnetico che abbiamo in prossimità di un’antenna per telefonia, considerazione che mi permetto di fare dopo aver effettuato delle misure.

Dovremmo semplicemente prestare un po’ di attenzione, e dobbiamo ricordarci un altro aspetto fondamentale delle onde elettromagnetiche, e cioè che il loro effetto diminuisce esponenzialmente all’aumentare della distanza.

Più esattamente il valore del campo elettromagnetico misurato è inversamente proporzionale al quadrato della distanza. Tradotto significa che se allontaniamo il cellulare dal nostro orecchio di soli 2 cm ridurremmo di molto il campo elettromagnetico che investe il nostro cervello.

Normativa

Le norme definiscono i seguenti 3 valori:

  • Il limite di esposizione, che rappresenta il valore che non deve essere mai superato per tutelare la salute dagli effetti acuti.

  • Il valore di attenzione, che rappresenta il valore da non superare se si prevedono permanenze prolungate, al fine di evitare gli effetti a lungo termine.

  • L’obiettivo di qualità, che rappresenta il valore da conseguire per minimizzare le esposizioni.

Per frequenze che vanno da 30 a 300Hz si misura il campo magnetico e la sua unità di misura è il tesla.

I campi elettromagnetici a queste frequenze vengono genericamente prodotti dalla circolazione della corrente alternata negli elettrodotti, nelle cabine di trasformazione ed in campo domestico nei normali elettrodomestici. In questo caso la normativa prevede di misurare il campo magnetico espresso in tesla. Il limite di legge è di 100 micro tesla, con un valore di attenzione di 10 micro tesla ed un obiettivo di qualità di 3micro tesla.

Di seguito qualche esempio di valori misurati in prossimità di apparecchiature domestiche, ovviamente i valori dipendono dalle modalità costruttive del dispositivo, pertanto sono indicativi.

Di seguito invece i valori per i dispositivi utilizzati in ambito industriale (tabella estratta da guida CEI 211-6 )

Per effettuare le misurazioni dei campi elettromagnetici, occorrono particolari e costose strumentazioni. Ho avuto modo di effettuare delle misurazioni con uno strumento certificato, in dotazione presso l’Istituto dove lavoro, ed effettivamente i valori sopra esposti, sono in linea di massima confermati.

Sempre con lo stesso strumento, ho avuto modo di effettuare delle misure in prossimità di elettrodotti e cabine di trasformazione. Tranne qualche rara eccezione però, i valori sono risultati notevolmente inferiori e sempre dentro i limiti di legge e spesso minori del valore previsto dall’obiettivo di qualità.

Ovviamente tali misure andrebbero fatte quando c’è il massimo assorbimento da parte degli utenti, in questo caso con maggiori correnti i valori di campo magnetico sarebbero risultati sicuramente superiori, ma probabilmente sempre dentro i limiti di legge.

Per le alte frequenze, quelle che vanno da 100kHz a 300GHz viene invece misurato il valore del campo elettrico, che si esprime in Volt/metro. I limiti sono i seguenti.

Effettivamente rispetto ad altri paesi il valore di 6 Volt/metro è il più basso, ma bisogna considerare che in prossimita di una qualsiasi stazione radio base non ho mai misurato un valore superiore a 2 Volt/metro.

Tranne nei casi in cui l’abitazione è posta direttamente di fronte al lobo dell’antenna, un’antenna per cellulari non offre quasi mai valori molto elevati, in quanto le potenze in gioco non sono molto alte.

Cosa ben diversa se sono presenti più antenne o se sono presenti antenne per trasmissioni radiofoniche.

Vale comunque sempre il discorso che allontanandoci, il campo elettrico diminuisce in maniera esponenziale, pertanto già alla distanza di 200 metri si possono avere valori inferiori a 0,5 V/m.

Ma il valore non è indicativo se non si tiene conto del metodo di misura. Ed è proprio qui che nel 2012, il governo italiano sotto il premier Mario Monti e tramite il Ministro Corrado Passera, fa un vero e proprio gioco di prestigio.

In pratica il valore di 6V/m datato 2003, rimane sulla carta inalterato, ma di fatto viene triplicato.

Cercherò di essere più chiaro, il metodo per la misura del valore di esposizione prima del 2012, prevedeva più misure effettuate nell’arco di una media a scorrimento calcolata su un minimo di 6 minuti.

Dopo il tocco di magia del Ministro Corrado Passera, la media per misurare il valore di campo elettrico passa da 6 minuti a 24 ore.

Questo significa innanzitutto che per fare una misura certificata, non è più sufficiente la classica mezza giornata indispensabile per; recarsi sul posto, identificare 4-5 punti di misura in prossimità del sito ed effettuare 3 misure ad altezze differenti della durata di circa 10 minuti ognuna.

Dovendo fare la media su 24 ore, diventa molto problematico effettuare una misura, ma cosa ancor più importante, la media su 24 ore “ammortizza” i picchi ed i valori alti che si hanno durante la giornata.

Se con una media su 6 minuti, si poteva ottenere un valore di 7 V/m, considerando le ore notturne dove il traffico è sicuramente basso, il valore medio scende notevolmente.

Da una stima orientativa, credo non sia sbagliato dire che con questa furba soluzione, il limite sia stato davvero triplicato.

A livello normativo inoltre gli apparati trasmissivi godono di molte leggi a loro favore, in quanto sono apparati per telecomunicazioni e pertanto di pubblica utilità, ed è molto difficile se non impossibile per un amministratore locale poter impedire un’installazione.

L’unico modo per poter intervenire è infatti quello di pianificare preventivamente le installazioni di antenne in modo da garantire un’adeguata copertura per i gestori con la minore esposizione per i cittadini.

Chi ha avuto la pazienza di leggere fino a questo punto, sicuramente ha compreso che non è un tema di facile soluzione. Non solo per le difficoltà tecniche o per gli interessi economici, ma più che altro per l’elevata richiesta che gli utenti fanno di questi servizi. Non possiamo fare la guerra alle antenne o al 5G se siamo i primi ad utilizzare ed a richiedere servizi come la navigazione lo streaming e così via.

La comodità e l’utilità di queste nuove tecnologie è ormai fuori discussione, come è fuori discussione che ci sono rischi ed effetti sulla salute. E non solo effetti dovuti alle onde elettromagnetiche, perché entro pochi anni sono pronto a scommettere che l’impatto più grosso sulla salute, lo avremo sulla struttura muscolare e scheletrica dei nostri ragazzi, sempre curvi sullo smartphone.

Dobbiamo essere consapevoli che ogni innovazione tecnologica può avere il suo impatto, ed il 5G non ha niente di nuovo rispetto alle precedenti tecnologie, sono sempre onde elettromagnetiche, perciò se una battaglia va fatta, va fatta non contro il 5G, ma va fatta per pretendere ed ottenere studi seri e certificati sugli effetti dalle lunghe esposizioni alle radiorequenze.

Il 5G in linea teorica dovrebbe addirittura ridurre i valori espositivi perché sembra che la direzione sia quella di utilizzare antenne con potenza inferiore ma maggiormente diffuse (e sinceramente lo trovo più democratico che installare minori antenne con potenze più elevate). Il dubbio sull’utilizzo delle alte frequenze superiori a 5GHz è comprensibile, e personalmente ho anche io qualche timore, ma in assenza di studi medici è difficile opporsi alla scelta di alzare la frequenza per abbassare la potenza trasmissiva.

Lungi da me voler dare un giudizio positivo o negativo, anche perché in assenza di studi medici (e servono anni per averne) non si possono esprimere giudizi, certo però un giudizio negativo sull’assenza di valutazioni epidemiologiche ufficiali (e soprattutto non inficiate da conflitti di interessi) dopo decenni di uso del telefonino alle frequenze di 900MHz e 2,4GHz, lo voglio dare, anche perché se avessimo avuto delle certezze sugli effetti di queste frequenze, avremmo affrontato con maggiore tranquillità le nuove sfide che ci vengono proposte ora.

Grazie per l’attenzione

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